Al Carroponte: è il nome di un nuovo ristorante, anzi no, di un nuovo eno-bistrot, aperto da pochi giorni in zona semicentrale, a Bergamo Bassa, in via De Amicis 4, nei pressi del rondò di via Carducci-via Leopardi. Il nome, originale, prima di tutto: “carroponte – recita il vocabolario – è una macchina usata per il sollevamento e il trasporto di grossi carichi a breve distanza mediante carrelli scorrevoli su una travatura metallica”.
Essendo il nuovo locale ricavato in una ex officina, il carroponte è rimasto lì ed ora – lucidato a nuovo e funzionante – solleva pregiati prosciutti spagnoli “Pata negra”.
Al Carroponte nasce dal desiderio e dalla volontà del maître sommelier Oscar Mazzoleni e della imprenditrice Silvia Mazzoni, titolare dal 2003 del Tucans Pub a Bergamo Alta. Insieme hanno fatto società, il che permette per la prima volta a Mazzoleni, arrivato ai 35 anni sempre alla direzione ma alle dipendenze di locali altrui (l’elenco sarebbe abbastanza lungo, l’ultimo è la Macelleria Motta di Bellinzago Lombardo), di misurarsi direttamente con le proprie capacità che tutti – io compreso – gli riconosciamo.
«Al Carroponte – spiega Mazzoleni, sommelier professionista Ais e socio Amira, l’associazione dei Maitres italiani – si propone come un locale adatto a ogni occasione, grazie alla sua anima versatile: informale enoteca e wine bar, gastrobistrot e ristorante. Una soluzione precisa per ogni necessità, dall’aperitivo al dopo teatro. Anche i cocktail avranno il loro spazio, grazie alle raffinate proposte di Felice Scala. Il tutto, senza dimenticare l’offerta specifica per il business lunch, sinonimo di qualità al giusto prezzo (12-15 euro, vino e caffè compresi), servita nei tempi dettati dalle esigenze del cliente. La cucina è firmata da Alan Foglieni, giovane e creativo chef dalle numerose esperienze anche internazionali, ora stabilmente al comando della cucina di Al Carroponte. Alan e Felice sono il mio braccio destro e sinistro».
La location è ottima. Un quartiere tranquillo, parcheggio agevole, ingresso invitante con spazio verde all’aperto, interno giocato sui colori del beige, del legno e del ferro. Singolari, nella zona enoteca, gli sgabelli con sedile a forma di tappo. Entusiasmante una parete intera ricoperta da scaffali colmi di bottiglie (e che vini…) per complessive 450 etichette.
La prima zona che si incontra è quella del bar, circolare, dove degustare aperitivi in abbinamento a finger food particolarmente curati. Qualche passo avanti e siamo in zona enoteca, di fronte alla parete coperta da bottiglie, dove scegliere il vino da abbinare a piatti freddi di salumi e formaggi selezionati. Per chi sceglie il ristorante vero e proprio, ecco la zona dedicata con una quarantina di coperti e un menù corto ma ben equilibrato tra pesci e carni, paste e risi. I menù a disposizione, quindi, sono quattro: quello dei finger food o piccole proposte (cinque assaggi a 10 euro), quello dei piatti freddi in enoteca, quello vero e proprio del ristorante, quindi la lista dei dolci. Quinta lista quella dei vini, con le 450 etichette, tutte servibili al bicchiere.
Mazzoleni e i suoi collaboratori vogliono lavorare sodo e non si tirano indietro, costi quel che costi. Dagli assaggi che abbiamo fatto personalmente possiamo prevedere (e augurare) lunga gloriosa vita a questo locale originale e dall’atmosfera coinvolgente.
Per un sommelier professionista il vino è tutto. Durante la serata di apertura ufficiale del locale, il 15 settembre, sono stati protagonisti una serie di tasting curati direttamente da grandi produttori come Ferghettina, Derbusco Cives e Berlucchi per i Franciacorta, i rossi Valtellina di Arpepe, le produzioni di Castello delle Regine dall’Umbria, i toscani Colline di Sopra di Montescudaio, dal pavese Conte Vistarino 1865 e dalla Campania i rinomati Feudi di San Gregorio. Anche la birra è stata ottimamente rappresentata dallo storico Birrificio Angelo Poretti con la Brown Ale e la Pale Ale. Per deliziare il palato degli ospiti è stato servito il pregiato Jamon Iberico Pata Negra de Bellota Jabugo, eccellenza assoluta importata dal maestro Beppi Bellavita della Fenice di Grassobbio.