Bellissimo articolo di “Bergamo Economia” dedicato a noi!
“In tempi di austerità la vera sfida per un ristoratore non consiste soltanto nel rivisitare o creare la ricetta del piatto perfetto: no, ciò che realmente è arduo – in un momento storico caratterizzato da un valzer di aperture e chiusure di saracinesche e cambi di insegne – è scovare la ricetta per trasformare la propria attività in un punto di riferimento per l’enogastronomia locale; riuscendo, magari, a strappare premi e riconoscimenti sulle più illustri guide del settore.
Un’utopia? Niente affatto. La formula magica sembrerebbe averla trovata Oscar Mazzoleni – classe 1979 e pressappoco due terzi dell’esistenza nelle sale di prestigiosi ristoranti (Suvretta House di St. Moritz; La Lucanda di Osio Sotto; il Devero di Enrico Bartolini) che dal settembre del 2014 è il padrone di casa del Carroponte: una bella sorpresa per gli occhi, oltre che per il palato, i cui meravigliosi interni fanno pensare per un attimo di trovarsi a New York più che nella cittadina via de Amicis.
Il nome è doveroso omaggio al protagonista (scenico) dell’enobistrot: quel macchinario per sollevare pesi – eredità della vecchia fabbrica che sorgeva nei medesimi spazi – a cui oggi sono appesi dei pregiati “Pata negra”. E dire che questa favola moderna della ristorazione nostrana è nata quasi per caso, dopo l’ennesima ramanzina della compagna di vita – oggi anche socia – Silvia Mazzoni, titolare del Tucans di Città Alta. <<Non faceva che ripetermi: che senso ha lavorare 16 ore al giorno a servizio di altri? Se proprio ti devi tirare il collo, fallo per qualcosa di tuo“>>. Eppure, quel salto nel vuoto lo spaventa. Oscar ancora non lo sa che alle volte – per dirla alla Jovanotti – “la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare“. E nel suo destino c’era scritto che era arrivato il momento di volare. Da solo.
UN UNICO CREDO: IL CLIENTE DEVE SENTIRSI A CASA
Rassegna le dimissioni e si butta anima e corpo nella progettazione del suo locale. “Avevo le idee chiare: volevo che fosse un posto con diverse anime. Tre, per l’esattezza, declinate in altrettante chiavi estetiche: bar, enoteca e ristorante. Quindi, che potesse offrire il classico servizio alla carta, ma si prestasse ugualmente ad essere luogo da aperitivo ed enoteca”. La famosa “ricetta perfetta by Mazzoleni” contempla un altro dogma: la centralità dell’ospite. “Il mio obiettivo è che chiunque metta piede al Carroponte, a prescindere dalla disponibilità economica, si senta a suo agio. Non importa se pasteggia a ostriche e champagne o beve un bicchiere di vino accompagnato ad una fetta di salame. Spesso i clienti mi dicono “Veniamo qui, perché ci sentiamo a casa” una dichiarazione d’amore che vale più della vincita all’enalotto. Anche i bambini sono i benvenuti: i “micro-burger” e i “lolli-poll” (chupa chups di pollo, ndr) sono pensati appositamente per loro”.
CINQUE PREMI IN SEI MESI
Certo, oggi di ore ne lavora persino venti. Ma non gli pesa. Soprattutto perché, dicevamo, in poco più di tre anni, Al Carroponte è stato insignito dei più importanti premi: “Miglior bistrot d’Italia” per il Gambero Rosso; premio “Vite colte” come enotavola dell’anno per L’Espresso; “Corona Radiosa” della guida Gatti-Massobrio; miglior novità non stellata di Bergamo per la guida Michelin; Krug Ambassade. E, ancora, il titolo di “Chevalier de l’Ordre des Coteaux e Champagne” conferito qualche mese fa al padrone – già Maitre Sommelier – per il prezioso contributo nella promozione della conoscenza dello champagne (piccola postilla : la cantina conta più di 1300 etichette, tutti apribili alla mescita”. Un successo di squadra: siamo molto uniti. In quest’ultimo anno ho detto un sacco di “grazie”, ma quando hai la fortuna di avere collaboratori come i nostri, la riconoscenza non è mai abbastanza. “Non avremmo potuto strappare risultati così lusinghieri senza lo chef, Fabio Lanceni, e Mohamed, il mio fidato lavapiatti; una persona per bene, il cui contributo è prezioso. O Rossella Ferrajoli, amica di una vita, che mi supporta sul fronte delle pubbliche relazioni. E poi c’è Silvia, senza la quale tutto questo non sarebbe mai esistito”.